venerdì 25 novembre 2016

Riconoscersi soggetti. Genitori, educatori e lotta alla violenza sulle donne



Il 25 novembre si celebra una ricorrenza poco nota.
Il 25 novembre 1960, tre delle quattro sorelle Mirabal, a cui si aggiunse il loro sventurato autista, furono sequestrate mentre viaggiavano verso Puerto Plata e uccise a colpi di bastone in un campo di canna da zucchero: erano esponenti di rilievo del Movimento 14 Giugno, che si opponeva con forza a Trujillo, dittatore dominicano allora in carica.
La Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne è stata indetta in questa data, dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in loro onore.
A me sembra una chiave di lettura importante dell'evento, poco equivoca.


Quando si parla di violenza sulle donne c'è sempre la tentazione di mettere insieme donne e bambini, le vittime, gli indifesi, in maniera paternalista: e questa tendenza spesso viene assunta dalle stesse donne, che si sentono impaurite e bisognose di protezione.

Le persone che sono state uccise in questa data, invece, erano soggetti politici attivi e contrari al potere costituito - e sono state uccise in quanto donne, leader e ribelli.

Respingo la tentazione, che avrei, di elencare numeri e statistiche che illustrino come la posizione sociale delle donne in Italia sia oggi incredibilmente difficile e svantaggiata, perché credo che sia molto più interessante riflettere sul fatto che la violenza sulle donne, per quanto possa articolarsi in innumerevoli modalità di svolgimento, ha sempre il comune denominatore del mancato riconoscimento della soggettività.

Il diritto ad affermare se stesse, a scegliere, a portare avanti un proprio percorso di vita, a decidere con chi passare il proprio tempo, come coltivare le proprie ambizioni, il desiderio di libertà: dietro alla violenza sulle donne c'è sempre l'incapacità di accettare, o la volontà di rifiutare, che questo tipo di semplici diritti umani siano diritti che spettano in effetti alle persone di genere femminile, tutte.

Le sorelle Mirabal erano anche mogli e madri, e come associazione che si rivolge ai genitori e ai figli crediamo sia necessario porsi il problema dell'impatto sociale di questa forma di violenza, ossia di come possa influenzare la genitorialità e lo sviluppo degli individui, di qualsiasi genere, il fatto di vivere in una società in cui questo tipo di abusi è frequente: perché oltre a colpire ingiustamente le vite delle singole persone, indipendentemente dalle loro relazioni e scelte familiari, si ripercuote sulle generazioni a seguire, a partire dagli ambiti relazionali più stretti.

Vale la pena ricordare, almeno una volta all'anno, che, anche se tutti siamo messi in difficoltà e stressati nelle nostre relazioni, non sempre e non tutti scegliamo di ricorrere alla violenza quando entriamo in crisi: e che la violenza in generale è una scelta in situazioni in cui non c'è una sola alternativa, una scelta perdente ed evitabile, che va riconosciuta come tale.

Per questo la giornata è ambiziosamente intitolata all'Eliminazione della Violenza sulle Donne.

Margherita Scarano, operatrice del benessere, insegnante di yoga specializzata in pedagogia yoga e yoga per l'età evolutiva

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